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“Salomè” – la rassegna

“CHE NE SARÀ DI SALOMÈ” (Al Teatro Tordinona – Roma)

Scritto da Vincenzo Sanfilippo

“Che ne sarà di Salomè”: confronto letterario tra quattro autori. I quattro spettacoli del progetto “Intorno a Salomè ed Erodiade”, concomitanti con il debutto (al Piccolo Eliseo) della “Erodiade” di Testori (protagonista, Maria Paiato), suscitano curiosità e dibattito: un tema che, con i suoi spunti parodistici, rappresenta il destino di una “perversione” al suo precipizio.

Rassegna “Salomè”, a cura di Lucio Castagneri

Teatro Tordinona (Sala Pirandello) – Roma

Una conversazione molto estesa, in questa settimana di debutti teatrali, che spazia del ragionare sulla poetica teatrale di ciascuno, ovvero di quattro autori del teatro romano che affermano che è giunto il tempo di confrontarsi con tematiche della tradizione letteraria teatrale. Nell’arco di tempo di una fresca serata autunnale, il tempo colloquiale si sdoppia nelle ombre impalpabili del dopocena. Si argomenta delle possibili ri-scritture riguardanti il mito di Salomè ed Erodiade. Le fattuali proposte di ognuno, per quanto visibili , tangibili e chiare, sono immerse in una specie di frullatore mentale che le triplica, le enfatizzava per significarle ulteriormente. C’è un’ombra dietro le nostre spalle che non è certamente quella di Testori o di Pasolini, bensì quella dell’oste che suadente ci invitava ad ordinare un amaro o un digestivo; mentre Lucio Castagneri patron-autore del progetto ci dice che è giunto il momento di tirare le fila in questa impresa per cui siamo stati riuniti. Ci prospetta “l’immediato futuro” che abbiamo di fronte, diventato oggi “contingenza”: con i suoi trabocchetti, atrocità personali e sociali, proprio come la tematica teatrale in atto suggerisce. E prosegue “Non è tanto la dissacrazione del personaggio di Salomè o di Erodiade che interessa, quanto ripercorrere attraverso la drammatizzazione linguistica un confronto con dei modelli ‘speculari’ da calare nella contemporaneità delle parole che non sono semplice assoluzione, ma domanda e risposta racchiusa nello spazio aurorale del “martirio’ sociale”. Così come lo stesso Castagneri racconta nel suo dramma “Nel nome di Salomè ” ove s’interroga sulle atrocità della guerra e la disperata volontà di sopravvivere. Si è cosi dentro la parodia dei veli della Salomè di Wilde, trasposta da Alessandro Iori; oppure nella sessualmente scabrosa “Salolita” di Renato Capitani,. Ovvero nel personaggio speculare di “Lady Herodias, il sogno” di Luisa Sanfilippo, monologo pieno di “pulsioni-mistiche” di Erodiade per il Battista. Si continua a discutere di motivazioni riguardanti la forma drammaturgica, la maturazione del nucleo ispirativo originario, dell’ispirazione che ha bisogno di criterio e strumenti di tecnica scritturale, perché il talento da solo non può bastare per ottenere dei risultati duraturi. Si ragiona sui modi di condurre un laboratorio teatrale, sull’importanza dell’ambientazione e della costruzione dei personaggi, si ricordano esperienze e gratificazioni, relazioni di cultura teatrale contemporanea. Argomenti che forniscono una quantità di spunti riflessivi e di battute alla ricerca di ispirazioni concettuali, di conferme, infine i rapporti con altri autori contemporanei e riflessioni sull’imprenditoria teatrale. Il colloquio porta alla luce, mondi interiori individuali, ma sopratutto il bagaglio esperienziale che sta alla radice d’ogni esperienza individuale, familiare, professionale. Come il lettore può ben capire, dietro l’afflato per il teatro emergono le storie di quattro autori che, pur affrontando lo stesso argomento tematico, si differenziano per diversa sensibilità e formazione dal punto di vista di scrittura drammatica… Allo stesso tempo però, nella loro diversità creativa, ci si rende conto come questi quattro autori -che possiedono e coltivano interiorità distinte- siano accomunati in un progetto comune, la cui finalità è “arrivare a comprendere” non solo le proprie ragioni espressive ma anche sociologiche della storia contemporanea, intrisa di rimandi mitologici. Sinossi degli spettacoli (a cura della Redazione) Salomè di Oscar Wilde. Adattamento e Regia di Alessandro Iori In questa versione della Salomè di Wilde, l’adattamento riesce a mantenere invariato il testo originario dell’autore, evitando, nel contempo, tutta una serie di comparse (Tigellino, Soldato di Cappadocia, Ebrei e Nazareni, ecc.) onde non invadere, rendendola ridondante, la scena teatrale. A tal fine Alessandro Iori dà vita ad un personaggio, l’ancella di Erodiade, che sostituendo il Paggio originario, manifesterà amore per il giovane siriano, vittima a sua volta dell’amore per Salomè che lo porterà al suicidio. Sarà la stessa ancella, poi, a sostituire tutti i personaggi minori, ma rispettandone alla lettera le cose dette nell’opera originaria, sia pur parlandone come per sentito dire. Tale variazione non si limita a permettere una miglior distribuzione dello spazio scenico, ma porta all’opera un ulteriore riferimento all’amore non corrisposto ed una maggiore attenzione alla mutevolezza delle passioni, che, insieme ai riferimenti alla luna, contraddistinguono il lavoro di Wilde. Proprio rispetto alla luna, tema centrale dell’Opera, va detto che, in tale adattamento, essa non sarà visibile, come tante versioni precedenti, ma solo immaginata, lasciando al pubblico la possibilità di carpirne i significati dall’interpretazione degli attori e dalle luci. Nel nome di Salomè di Lucio Castagneri In una sperduta locanda in terra di nessuno, alla fine di una guerra, giungono, durante una notte di bufera, un Capitano in fuga (Erode) insieme col suo sergente (Tigellino). La locanda è gestita da una Vedova (Erodiade) e sua Figlia (Salomè). Un ambiguo poeta (Siriaco), un Ubriaco (Giovanni) ed il Fratello di Salomè (Paggio) completano il gruppo. Il curioso gioco di omonimia ripreso dalla Salomè di Oscar Wilde fornirà lo spunto alla Figlia per esibirsi danzando, scatenando così una reazione a catena emotiva tra i presenti che svelerà drammatiche verità. Giovanni l’Ubriaco , di cui Salomè è innamorata, si scoprirà essere l’amante di Erodiade e quindi il suo vero padre. Come pure altri segreti connessi ai fatti atroci della guerra emergeranno in un delirante gioco di verità. In finale con l’accettazione reciproca di tutti. Lady HErodias, il sogno di e con Luisa Sanfilippo Il tempo delle passioni, dei desideri bordeline inconfessabili non ha cancellato la trascorsa realtà di Erodiade, i suoi funesti ricordi (aver determinato il crudele destino di Giovanni Battista). Lei, ormai donna matura, col passar del tempo li ha trasformati in materiale onirico come potenzialità introspettiva ed intensità emotiva. Il sognare della principessa ebraica non è solo un resoconto dell’azione delittuosa compiuta, ma è anche proiezione di una voglia di riaccostarsi al Battista con un’ottica differente- non priva di sentimenti contraddittori – desiderando soprattutto la sua indulgenza e benevolenza. Ma è anche, il suo, un tentativo di riscattarsi dai pregiudizi, da un’insieme di negatività che l’hanno inchiodata ad un’immagine di donna-simbolo di spietatezza interiore. Il testo, dice l’autrice, è anche un racconto di salvezza, in quanto porta nel suo nucleo un “contrappunto”: quello dell’errore, del peccato e della morte, tutti temi che rinviano ad un ultimo “senso”, ove i percorsi del pensiero vengono materializzati nel linguaggio del dramma. Salolita di Renato Capitani Humbert è uno scrittore tormentato, irrequieto. La sua indole eccessivamente cervellotica e contorta lo ha portato ad essere troppo distaccato, distante dagli altri. Soprattutto da Charlotte, la sua compagna, che da giovane si è innamorata attratta dalla “testa” dell’uomo, forse proprio dalla sua impenetrabilità, che lei pensava di avere conquistato (ma mai definitivamente) attraverso la sensualità del suo corpo. Affievolita questa dal passare degli anni, è aumentata la loro distanza, che Humbert cerca di rendere sopportabile descrivendola in un romanzo che sta creando. A scaldare questa gelida atmosfera arriva Dolores-Lolita, figlia di primo letto di Charlotte, tornata a casa dopo essere stata a studiare fin da piccola in un lontano college e partita appena all’inizio della relazione della madre con lui. Il suo ritorno (ormai è più che un’adolescente) si rivela un terremoto per tutti. Anche lei viene immediatamente affascinata dalla “testa” impenetrabile di Humbert (proprio perché preda difficile) e per conquistare la sua attenzione decide di usare naturalmente la stessa arma utilizzata da sua madre in gioventù: la seduzione del suo giovane corpo. L’obiettivo? Sconfiggere la madre conquistando l’uomo, anche per punirla di averla allontanata da piccola (mandandola a studiare fuori), preferendole lui. Si scatena tra le due donne una gara senza esclusione di colpi: il trofeo in palio è quello di possedere “la testa” dell’uomo, come era per la mitica Salomè impadronirsi fisicamente della testa di Giovanni Battista. Ed ecco allora per Lolita un testo teatrale che diventa un prezioso pretesto alleato per esercitare la sua seduzione. Preparerà con l’aiuto di Humbert il monologo del finale della Salomè di Oscar Wilde, per un fantomatico provino teatrale da sostenere per entrare in una prestigiosa scuola di recitazione. Per contrastarla basterà a Charlotte stare al gioco della figlia identificandosi in Erodiade o la sua esperienza di donna vissuta potrà giocare ben altre carte che quelle della simulazione?… Il fato, come in un’ autentica tragedia classica, interverrà implacabile. Humbert subirà un grave incidente stradale e la sua contesa “testa” si spegnerà lentamente, portando i suoi preziosi pensieri chissà dove. L’ultima scena vedrà le due donne, unite insieme, involontariamente, ad accudire imboccandola l’ormai assente conquista, ridotta per sempre ad una vita vegetale.

Teatro Tordinona (Sala Pirandello) dal 19 al 31 ottobre 2010

“Salomè” di Oscar Wilde – adattamento e regia di Alessandro Iori – dal 19 al 24 ottobre ore 21,00

“Nel nome di Salomè” di Lucio Castagneri – dal 26 al 31 ottobre

“Salolita” di Renato Capitani – domenica 24 ore 21.00 / giovedì 28 ore 17,30 / domenica 31 ore 21,00

“Lady Herodias, il sogno” di e con Luisa Sanfilippo – domenica 24 serale ore 21,50 – giovedì 28 ore 18,30 – domenica 31 ore 21,50

“InScenaonline.Com” – Magazine di spettacolo, cultura e riflessioni socio-politiche

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“Salomè” (Art. de “La Repubblica”)

La Repubblica

UNA RASSEGNA AL TORDINONA DI ROMA SULLA SENSUALITA’ DI SALOMÈ

18 ottobre 2010 by Redazione ROMA

Il teatro “Tordinona”, dal 19 al 31 ottobre, propone una rassegna teatrale sotto il segno della sensualità della leggendaria figura biblica. Sono quattro spettacoli per raccontare della bellissima Salomè che, danzando sensualmente per Erode, chiese la testa di Giovanni Battista. Tra le proposte, non poteva mancare quella più famosa ripresa da Oscar Wilde, con l’adattamento e la regia di Alessandro Iori (dal 19 al 24 ottobre). Gli altri spettacoli sono nuove interpretazioni di giovani autori. “Nel nome di Salomè” di Lucio Castagneri che ne cura anche la regia, la vicenda di Salomè è trasportata ai nostri tempi. In una sperduta locanda in terra di nessuno, alla fine di una guerra, giungono, durante una notte di bufera, un Capitano in fuga (Erode) insieme col suo sergente (Tigellino). La locanda è gestita da una Vedova (Erodiade) e sua Figlia (Salomè). Un ambiguo poeta (Siriaco), un Ubriaco (Giovanni) ed il Fratello di Salomè (Paggio) completano il gruppo. Il curioso gioco di omonimia ripreso dalla Salomè di Oscar Wilde fornirà lo spunto alla Figlia per esibirsi danzando, scatenando così una reazione a catena emotiva tra i presenti che svelerà drammatiche verità. Giovanni l’Ubriaco, di cui Salomè è innamorata, si scoprirà essere l’amante di Erodiade e quindi il suo vero padre. Come pure altri segreti connessi ai fatti atroci della guerra emergeranno in un delirante gioco di verità. Pur prendendo origine dall’inquietante immagine seduttiva di Salomè, il dramma s’interroga sulle atrocità della guerra e la disperata volontà di sopravvivere. In scena Martina Miele, Debora Bernardini, Lucio Castagneri, Gianluca Mastronardi. (dal 26 – 31 ottobre). L’altra originale proposta è di Renato Capitani che ne cura anche la regia. Questa messinscena s’intitola “Salolita” e la struttura della storia unisce la personalità e le psicologie di due personaggi speculari Lolita e Salomè. In scena Sabrina Crocco, Teodora Nadoleanu, Emilia Tafaro. (il 24 ottobre il 28 e il 31 ottobre). Il quarto spettacolo infine è stato scritto da Luisa Sanfilippo: “Lady Herodias, il sogno”. È diretto da Vincenzo Sanfilippo e la stessa autrice ne è l’interprete. Questo dramma immagina una Erodiade che col passare del tempo ha elaborato una sua realtà che, senza tuttavia cancellare gli antichi tragici ricordi, si è trasfigurata in un intenso sentimento emotivo che la spingerebbe ad accostarsi al martire con spinte viscerali contraddittorie. La rassegna è curata da Lucio Castagneri ed è promossa dall’Enpals/Enap.

“Teatro Tordinona (Sala Pirandello)” –  Via degli Acquasparta 16, ROMA – Tel. 06.68805890

dal 19 al 31 ottobre

Prenotazioni: Tel. 333 2812037

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“Salomè”

SALOMÉ AL TEATRO TORDINONA

Il dramma in un atto di Oscar Wilde (1854-1900) scritto in francese, a 37 anni, nel nov.-dic. del 1891 durante il soggiorno parigino dell’Autore fu presentato per la prima volta a Parigi nel 1896 al teatro dell’Oeuvre. Per cinque anni il dramma fu boicottato dalla vittoriana Inghilterra per via di una legge che non permetteva di mettere in scena personaggi della Bibbia; il progetto iniziale prevedeva la mitica Sarah Bernhardt come protagonista. Il divieto si giustificò, inoltre, anche con l’ostentazione delle tendenze omosessuali dell’Autore. Un solo intellettuale difese allora Oscar Wilde: il drammaturgo George Bernard Shaw. L’opera è stata scelta più volte anche per lo schermo; da ricordare una pellicola italiana diretta da Carmelo Bene nel 1972 suggestiva quanto grottesca ed irriverente, subito stroncata da Alberto Moravia. Un’edizione teatrale è proposta con successo al teatro Tordinona. L’attenta ed esperta regia di Alessandro Iori, fedele all’impostazione classica del testo, permette di far vibrare, negli sfumati registri del dramma biblico, sia la testarda e morbosa progressione volitiva dell’attrice Claudia Nicosia, nelle vesti di una fatale Salomè che, quasi in controcanto, la delicata sensualità di Raffaella Zappalà, l’elegante ancella di Erodiade, immersa fra i toni sospesi di una incombente tragedia. In una suggestiva scenografia – curata da Silvia Rosicarelli, tra veli, drappi argentati ed un ipnotico finto specchio, si dipanano amore e morte, passione e vendetta; s’intersecano e s’incastrano grazie alle interpretazioni di un tonante quanto minaccioso Simone Destrero, il Giovanni Battista immerso nei sacri ed incontaminati furori della sua missione profetica e di un accattivante, quanto contorto, Erode/Nicola Caccavelli, mentre la presenza della razionale Erodiade/Simonetta Rosella stempera gli andamenti emotivi dell’incestuoso represso desiderio del tetrarca. La modernità del dramma segnala l’impeto irrazionale del potere, la femminilità ferita dal rifiuto, del Profeta, di farsi amare e la vendetta, resa passionale e vibrante anche dall’enfasi poetica di Salomè che fonde sia la sua condizione in quella riflessa dalla luna: “Che bello vedere la luna! E’ gelida e casta…Ha la bellezza di una vergine” che gl’impulsi sensuali, diretti inizialmente ma inutilmente al Battista: “Il tuo corpo è bianco come il giglio di prato…i tuoi capelli assomigliano a grappoli d’uva…la tua bocca è come una striscia scarlatta su una torre d’avorio” sino alla macabra decapitazione servita su un “bacile d’argento” che permette a Salomè di baciare finalmente le sue labbra. L’acre sapore del sangue non diminuisce il suo vergine desiderio perché l’amore è più forte della morte!

Recensione di Gianluigi Capitanio

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“Teatro Greco oggi” – La rassegna

Ritrovare il senso del tragico

La rassegna “TEATRO GRECO OGGI”, in scena dal 15 al 27 maggio al Teatro “Tordinona” di Roma, ci propone tre distinte rappresentazioni drammaturgiche, “MEDEA”, “I PERSIANI” e “GIOCASTA”, che certamente affondano le radici nel teatro greco, ma con la comune propensione di accordarsi con gli accadimenti del nostro tempo e l’attuale senso del tragico. Una sfida ambiziosa, specie in tempi come i nostri dove la dimensione pubblica della tragedia sembra avere un senso solo se veicolata dai media televisivi, con tutti i rischi di una spettacolarità fine a se stessa. In tale ottica, nella “Medea” diretta da Lucio Castagneri, l’autore ci coinvolge addirittura nel disvelamento di un possibile “dietro le quinte” insito nell’originario dramma di Euripide (databile al 431 a.C.), dove la figura-archetipo della Medea figlicida potrebbe rivelarsi una montatura creata ad arte. Ne “I Persiani” di Eschilo (rappresentata nel 472 a.C.), invece, la vicenda dei Persiani sconfitti a Salamina dai Greci, raccontata dall’insolito punto di vista dei perdenti, è l’occasione per farci riflettere sugli orrori insiti in ogni guerra. Infine, nell’adattamento di “Giocasta” di Michèle Fabien, la regista e attrice monologante Chiara Pavoni ridona libertà di pensiero e parola a una donna che ne rappresenta tante altre. Tre temi forti, come notiamo, che muovendosi dal passato finiscono per investirci nelle vesti di altrettanti spettri del presente. Spettri che ognuno di noi potrà assimilare e collegare ai fatti storici e di cronaca attuali, che volenti o nolenti siamo destinati a rivivere anche in rinnovate vesti. Giacché, come disse: Eraclito “Nulla è permanente, tranne il cambiamento”.

Articolo di Osvaldo Contenti

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Inusuale e profonda ricerca del tragico

Dal 15 maggio il “Teatro Tordinona” (Via degli Acquasparta ,16 – Tel.: 06.68805890), che come sappiamo è ancora a rischio di chiusura, ospita una interessantissima rassegna dedicata al teatro greco. Euripide, Eschilo e non solo. Non si tratta assolutamente di una semplice, spesso sterile rilettura del messaggio classico greco filtrato da autori contemporanei, ma anche e soprattutto di una ricerca di un senso del tragico diverso da quello cui siamo abituati. Ecco allora che mentre “I Persiani” messo in scena dal 18 al 20 maggio è tratto da Eschilo, ma la “Medea”, dal 15 al 20 maggio, o “Giocasta”, sono testi rispettivamente di Lucio Castagneri e Michèle Fabien, in una nuova scrittura che indaga il nostro tempo con strumenti antichi. La rassegna prosegue fino al 27 maggio

Biglietti: Intero: € 15,00 – Ridotto: € 12,00.

Per lo spettacolo “I Persiani” l’ingresso è libero.

Telefono 06.42883.523 (sms al 339.1819.641)

e-mail: culture@epolisroma.it

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