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“Ungra la guerriera”

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UNGRA LA GUERRIERA @ Teatro Ugo Betti: Coro greco 4.0

         
 La Balduina ha il suo Teatro Off. L'Ugo Betti, sito dedicato al noto drammaturgo contemporaneo, mette in scena il lavoro di un artista colto e raffinato quanto coraggioso: Alessandro Iori con "UNGRA LA GUERRIERA" in tre serate, dal 5 al 7 aprile. L'autore non è nuovo ad esperimenti sui generis che importano sulle tavole altri linguaggi e codici d'arte. Qui ci sembra una migrazione dal cinema al Teatro. Ma non è la sola trasposizione che Iori materializza in prosa: in Ungra la guerriera c'è tutto il peso grave e lo sviluppo della Tragedia Greca, dal coro, alle vicende umane e familiari, alle battaglie, agli eroi, alle morti portate a spalla da chi è rimasto vivo dopo che tutto è compiuto. Rimane il vuoto dopo la caduta, ma non è assenza assoluta: è uno spazio intimo da riempire di nuovi valori, o meglio valori sepolti dalla polvere e dalla incuria dell'essere umano.
          Nella visione apocalittica di Iori 4.0 ovvero dell'anno 4014: l'uomo in quanto maschio non c'è più. Un'epidemia l'ha cancellato. C'è un modo nuovo di riprodursi tra donne. Il seme è conservato come bene prezioso per quel necessario gemito di vita. Il mondo è diviso in due emisferi e diverse tribù di donne in conflitto tra di loro e c'è di nuovo una regina. C'è anche un organo supremo indifferibile. Il protocollo è rigido: c'è una oralità arcaica coniugata al futuro; si usa la parola e il gesto. Si chiamano le cortigiane e per parlare si usa la parola irrobustita dal movimento delle mani e braccia. È la solita ma interessante storia sulla supremazia degli spazi, torri da conquistare, scettri e troni da strappare. Dalla guerra di Troia in poi, l'essere ha combattuto e raccontato le sue guerre e non ha ancorasmesso. I ricordi (si dice in una battuta) sono l'unica cosa che abbiamo nella vita. Il valore della storia e dell'esperienza è tuttavia disatteso. L'essere vivente o morente cade di nuovo nel fosso di sempre come uno smemorato e stolto che non fa tesoro degli errori. Degli inciampi. Dimenticaaccecato dall'ingordigia e dalla sete o smania di se. Dimentica gli insegnamenti dei padri. L'errore viene replicato.
          Gli emisferi vivono all'ombra del conflitto freddo come certe atmosfere post belliche del secolo scorso. Quell'aria ferma e malsana è solo un clone della pace: allora la regina vuole che Ungra (qui la talentuosa Francesca Innocenti) la figlia del vento, stuprata e offesa, smuova quel mare morto e istighi la guerra perché tutto si compia. Per sconfiggere il male bisogna sprofondare, scendere sino agli inferi e lordarsi del male stesso. Come nel passato, Iori al pari di un oscuro veggente, ci dice che anche nel futuro il mondo ha già avuto bisogno dei suoi eroi per sanare le acque torbide del gene umano. Si risale la china. Torna a vegetare il sorriso; tutto è compiuto, ma è servito il sacrificio di vite umane e la salma di Ungra portata in piazza perché tutti possano vedere e capire che la vita è il bene prezioso da non disperdere. Gettare. La moneta per acquistare questa nuova ma ennesima consapevolezza è sempre il sangue fiero, scuro e nobile di chi cade orizzontale.
          La commedia sembra di parte, scritta da una donna: invece è solo la sensibilità dell'autore che racconta l'uomo-maschio come un essere greve, ormai estinto ma che prevaricava la donna. La umiliava. Questo aspetto della pièce torna attuale in un periodo come il nostro di sopraffazione perpetrata contro il sesso debole e di forme estreme di femminicidio da aberrare. Durante tutta lo spettacolo si parla del maschio, del suo ruolo, dell'esigenza di riportarlo vivo tra gli esseri. Ma lo sviluppo lo lasciamo alla curiosità del lettore o del pubblico.
       La pièce è un esperimento coraggioso dell'autore e regista che importa il cinema a Teatro. C'è un condensato di storia, di avvenimenti spesso affidati solo ai lunghi monologhi o soliloqui dei personaggi. Il pubblico fa fatica a seguire tutto lo svolgimento. I fatti. Asciugare il testo avrebbe facilitato il compito della platea. Senza dubbio potrebbe essere anche un buon film o una serie e difatti nel foyer Iori ci conferma che ha pronta la sceneggiatura più ricca per una pellicola.
          Dunque gli auguriamo di trovare una produzione che voglia sposare il progetto.
        Ci piace il cameo di Daniela Bartolomei che ci illude di una sua ulteriore comparsa in altri momenti dello spettacolo ma la vediamo solo al levarsi della tela. Ha le "fisic du role" la statuaria Francesca Innocenti. Ci deliziano i giovani talenti nel ruolo delle Lavareg: Noemi Giambirtone e Francesca Bianchi. Ci piace tra le Cobias: Maddalena Ferrara, compagna artistica di lungo corso del regista. Debole nell'interpretazione la regina Dukra (qui Maria Grazia Bordone) che comunque ha un ruolo importante e un considerevole impegno di memoria. Avremmo voluto più convincenti le altre Cobias: Patrizia Valeau (Treda) e Arianna Cigni (Antala).


Luci insufficienti.

Musiche evocative da epopea.

 

Salvo Miraglia per "Il gufetto"

08/04/2019


Teatro Ugo Betti
via Elio Donato 11
Ungra la guerriera di Alessandro Iori
Regia di Alessandro Iori
con: Francesca Innocenti, Maria Grazia Bordone, Noemi Giambirtone, Francesa Bianchi,
Maddalena Ferrara, Patrizia Valeau, Arianna Cigni.
Con la partecipazione straordinaria di Daniela Bartolomei
Musiche originali di Bruno Ranieri.
Costumi e assistente alla regia Daniela Bartolomei

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